Interruzione
23 Apr 2025, Mer

Washington – A partire da martedì 2 aprile, gli Stati Uniti introdurranno nuovi dazi del 25% sulle auto importate e su una serie di componenti prodotti all’estero. L’iniziativa, annunciata dal presidente Donald Trump, mira a rilanciare l’industria manifatturiera americana e potrebbe generare un significativo impatto sui mercati globali, con l’Unione Europea tra i principali bersagli. Tuttavia, il presidente sembra aver ridimensionato alcune delle misure tariffarie inizialmente ipotizzate, concentrandosi su una strategia circoscritta ai cosiddetti “dirty 15”, ovvero i 15 Paesi con cui gli Stati Uniti registrano i maggiori squilibri commerciali.

Il piano tariffario di Washington rimane tuttavia avvolto nell’incertezza. Sebbene i dazi sulle auto e sui componenti siano confermati, Trump ha lasciato intendere la possibilità di modulare l’impatto su specifici settori o nazioni, adottando un approccio “reciproco” per riequilibrare i rapporti commerciali. “Voglio essere giusto, ma nessuno ci ha trattati peggio dei nostri cosiddetti amici”, ha dichiarato il presidente in un recente discorso alla Casa Bianca, ribadendo la sua volontà di proteggere i posti di lavoro americani.

Sull’altro fronte, il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, ha espresso preoccupazione per l’impatto delle nuove misure, ipotizzando che gli Stati Uniti potrebbero imporre dazi intorno al 20% sui prodotti provenienti dall’Ue. Le tariffe colpirebbero uniformemente tutti i 27 Stati membri, con conseguenze particolarmente pesanti per l’industria automobilistica di paesi come Germania e Italia, tra i principali esportatori verso gli Usa. “Stiamo dialogando con Washington per minimizzare i danni, ma la situazione rimane incerta”, ha commentato Sefcovic, avvertendo del rischio di una spirale di ritorsioni commerciali che potrebbe penalizzare entrambe le economie.

L’annuncio dei dazi giunge in un contesto di tensioni geopolitiche già elevate, con l’Ue che valuta possibili contromisure. Gli analisti prevedono che l’aumento dei costi per i produttori esteri si tradurrà in un incremento dei prezzi per i consumatori americani, esercitando ulteriore pressione sulle catene di approvvigionamento globali. Nonostante ciò, Trump insiste sul fatto che le tariffe porteranno “miliardi di dollari nelle casse degli Stati Uniti” e stimoleranno le aziende a riportare la produzione entro i confini nazionali.

Con l’avvicinarsi del 2 aprile, l’attenzione globale è puntata su Washington, nel tentativo di comprendere se Trump punterà a una guerra commerciale a tutto campo o a un compromesso strategico. Una cosa è certa: il ritorno di Trump alla Casa Bianca sta riscrivendo le regole del commercio internazionale, costringendo l’Europa a fare i conti con un’America sempre più orientata al protezionismo.

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