Bruxelles – Kaja Kallas, Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, ha ricevuto ieri il prestigioso Henry Kissinger Award dall’Accademia americana di Berlino, un riconoscimento alla sua carriera diplomatica. Tuttavia, il tempismo non potrebbe essere meno favorevole. La ex premier estone si trova in una posizione sempre più difficile all’interno dell’Unione Europea, dove la sua linea dura, focalizzata quasi esclusivamente sul dossier Ucraina, sta incontrando resistenze crescenti tra i paesi membri. E Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, sembra non avere obiezioni.
Il premio, consegnato in una cerimonia a Berlino, celebra Kallas per il suo “contributo alla sicurezza transatlantica”, ma arriva in un momento di crisi per la sua strategia diplomatica. La proposta di un piano da 40 miliardi di euro per sostenere militarmente l’Ucraina, presentata a inizio mese, è naufragata al vertice Ue di Bruxelles del 20 marzo, con molti leader che l’hanno definita “affrettata” e priva di consenso. Fonti diplomatiche riferiscono di un’irritazione diffusa: “Kallas agisce come se fossimo in guerra con la Russia, ma questa non è la linea dell’Ue”, ha commentato un alto funzionario anonimo. Francia, Italia e Slovacchia, tra gli altri, hanno insistito su un approccio più cauto, riducendo il piano a un impegno volontario.
La rigidità di Kallas sembra riflettere una visione personale più che una strategia condivisa. Criticata per non aver consultato adeguatamente gli Stati membri prima di lanciare il suo progetto, l’Alto rappresentante appare isolata. “Si comporta ancora da premier, non ha capito il suo nuovo ruolo”, ha dichiarato un diplomatico dell’Europa centrale. Intanto, von der Leyen mantiene un silenzio eloquente, lasciando intendere che la linea intransigente di Kallas non le dispiaccia. Secondo alcuni osservatori, la presidente della Commissione vede nella crisi ucraina un’opportunità per rafforzare il profilo geopolitico dell’Ue, anche a costo di tensioni interne.
Il contrasto tra il prestigio del Kissinger Award e le difficoltà operative di Kallas evidenzia un paradosso: mentre il mondo celebra il suo passato, il presente la mette alla prova. L’Ue, divisa tra chi vuole “pace attraverso la forza” e chi teme un’escalation con Mosca, rischia di rimanere paralizzata. E von der Leyen, per ora, osserva senza intervenire.
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