Pace Israele–Hamas, svolta storica a Sharm: Meloni unica leader donna al tavolo

Roma (eu24news.eu) – Dopo 738 giorni di guerra, il Medio Oriente apre un nuovo capitolo. La firma dello storico accordo di pace tra Israele e Hamas, avvenuta ieri a Sharm el-Sheikh, segna la fine ufficiale del conflitto e l’avvio di una complessa fase di ricostruzione e riconciliazione. Gli ultimi 20 ostaggi israeliani sono stati liberati in cambio di 1.968 detenuti palestinesi, chiudendo uno dei dossier più drammatici della crisi.

Alla cerimonia in Egitto, accanto al presidente americano Donald Trump — accolto come un eroe in Israele — e al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, erano presenti anche i principali leader europei e arabi. Nella foto ufficiale della firma, l’unica donna leader di governo era la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni; un’immagine che ha fatto il giro del mondo e che testimonia la presenza e il peso politico dell’Italia in uno dei negoziati più delicati degli ultimi anni.

Meloni ha espresso soddisfazione per l’intesa raggiunta”, definendola un grande successo del presidente Trump e di tutti i mediatori. La premier ha aggiunto chel’Italia continuerà a fare la sua parte per la stabilità della regione, sul piano umanitario, politico e — se necessario — anche di sicurezza”.

Mentre a Tel Aviv, in Cisgiordania e a Gaza si festeggiava la fine dei combattimenti, restano aperte questioni delicate, come la restituzione dei corpi degli ostaggi deceduti, che Israele ha chiesto ad Hamas entro oggi. Secondo i mediatori, il gruppo terroristico avrebbe difficoltà a recuperarli, ma fonti israeliane sostengono che alcuni corpi sarebbero già stati localizzati. Sul piano diplomatico, l’intesa di Sharm — firmata da Trump e dai leader internazionali ma senza la presenza del premier israeliano Benjamin Netanyahu — viene descritta come un documento storico ma ancora vago. La dichiarazione congiunta parla infatti di una visione globale di pace, sicurezza e prosperità condivisa, senza menzionare in modo esplicito la soluzione dei due Stati, che resta tuttavia l’obiettivo dichiarato del presidente egiziano al-Sisi.

Di grande rilievo, nel vertice di Sharm el-Sheikh, è stato l’intervento del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, che ha sottolineato con forza il ruolo centrale dell’Unione europea nella fase successiva all’accordo. Costa ha ricordato come Bruxelles non sia soltanto un osservatore, ma un attore determinante nel percorso che dovrà accompagnare la transizione verso la pace e la stabilità. Secondo il presidente, l’Europa intende essere parte attiva del nuovo Consiglio internazionale di pace, contribuendo non solo con la propria esperienza diplomatica, ma anche con strumenti concreti per la governance di transizione, la ricostruzione di Gaza e il rafforzamento delle istituzioni palestinesi. Il presidente del Consiglio europeo ha rimarcato anche che la Ue, oggi, è il principale donatore umanitario dei palestinesi e che sono già stati stanziati 1,6 miliardi di euro per il triennio 2025–2027 destinati all’Autorità palestinese riformata. Un impegno – ha spiegato –  che mira a sostenere la nascita di uno Stato democratico e stabile, libero dal terrorismo, capace di integrarsi nel nuovo equilibrio regionale delineato dall’accordo. Un messaggio che ribadisce la volontà europea di non limitarsi a commentare la pace, ma di costruirla, investendo risorse politiche, economiche e umane per dare al Medio Oriente una prospettiva concreta di futuro.

Dalla scena di Sharm el-Sheikh — dove sventolavano insieme le bandiere di Israele e Palestina — arriva dunque un messaggio che va oltre la tregua: l’Europa e l’Italia c’erano, con un ruolo attivo, visibile e politico. La pace in Medio Oriente resta fragile, ma la giornata di ieri potrebbe essere ricordata come l’inizio di una nuova fase, in cui diplomazia e cooperazione tornano a prevalere sulla guerra.

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