Bruxelles (eu24news.eu) – Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha certificato, con decreto del 17 settembre 2025, l’arrivo in Italia della settima rata del PNRR, pari a 13,67 miliardi di euro. Un passaggio formale, ma che racconta molto dello stato di avanzamento del piano e soprattutto del peso che queste risorse avranno sulle casse pubbliche nei prossimi decenni.
La somma, erogata dall’Unione europea l’8 agosto 2025, rientra nel Loan Agreement del programma Next Generation EU, lo strumento straordinario creato dopo la pandemia per sostenere la ripresa e accompagnare la transizione verde e digitale. All’Italia spettano complessivamente 122,6 miliardi di prestiti e 68,9 miliardi di sovvenzioni, la quota più alta tra i Paesi membri.
Un percorso a tappe. Non si tratta di un trasferimento automatico: ogni rata arriva solo dopo che la Commissione europea ha verificato il raggiungimento di obiettivi precisi, i cosiddetti milestone e target. Finora il meccanismo ha funzionato: le sei rate precedenti erano state accertate dal MEF tra il 2022 e l’inizio del 2025, e questa nuova tranche consolida il percorso.
Debito a lunga scadenza. Dietro le cifre, però, si nasconde un impegno di lungo periodo. Il prestito collegato a questa rata scadrà infatti l’8 agosto 2055. Dal settembre 2026 inizierà il pagamento degli interessi, a carico dello Stato e quindi dei contribuenti. È la conferma che i fondi del PNRR non sono “denaro gratis”: accanto alle sovvenzioni a fondo perduto, i prestiti dovranno essere ripagati integralmente.
Opportunità e responsabilità. Il Regolamento europeo 2021/241 ha istituito il Dispositivo per la ripresa e la resilienza con un obiettivo chiaro: destinare i 750 miliardi del Next Generation EU a investimenti strutturali, dalla decarbonizzazione dell’economia alle infrastrutture digitali, dalla ricerca all’inclusione sociale.
Per l’Italia, il maggiore beneficiario del piano, queste risorse rappresentano un’occasione irripetibile per modernizzare il Paese. Ma comportano anche una responsabilità enorme: ogni ritardo nell’attuazione rischia di rallentare i flussi, mentre ogni euro speso male peserà doppiamente, oggi come domani, quando arriverà il momento di restituire i prestiti.