Copenaghen (eu24news.eu) – “Viviamo in tempi difficili. La guerra russa contro l’Ucraina è ancora in corso. Vediamo che la Russia sta mettendo alla prova la nostra determinazione”. Con queste parole la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha aperto il vertice informale dei leader Ue riuniti nella capitale danese. Un incontro che cade mentre l’Europa affronta nuove incursioni nello spazio aereo e allarmi legati ai droni russi avvistati in Polonia, Estonia e perfino in Danimarca.
Von der Leyen ha insistito sulla necessità di un comune senso di urgenza e unità, chiarendo che per quanto la Russia cerchi di mettere alla prova l’Europa e cerchi di alimentare divisioni e ansia nelle nostre società, “non permetteremo che questo accada”.
Il “muro dei droni” e le priorità difensive. Sul tavolo dei leader Ue la proposta più simbolica è stata la creazione di un “drone wall” europeo, un sistema di difesa integrato per intercettare velivoli ostili e contrastare attacchi ibridi. Accanto a questa iniziativa, è stato approvato l’approccio delle coalizioni a nazione guida, con singoli Paesi incaricati di sviluppare capacità specifiche: difesa aerea, cyber-security, mobilità militare.
Fondi russi e sostegno a Kiev. Altro punto caldo: l’uso degli asset congelati della Russia per finanziare un prestito fino a 140 miliardi di euro destinato a Kiev. L’idea è che Mosca debba rimborsare le riparazioni di guerra, alleggerendo i contribuenti europei. Ma permangono obiezioni legali, in particolare dal Belgio, che chiede garanzie sui rischi. Il presidente ucraino, Zelensky, collegato da remoto, ha ribadito che il suo Paese è pronto ad avviare i negoziati di adesione Ue e ha avvertito che la minaccia dei droni non riguarda solo l’Ucraina, ma l’intera Europa.
Un summit, quello di Copenaghen, che certamente segna un passo avanti verso una vera difesa comune europea, anche se la stabilità del continente, come hanno ricordato i leader europei presenti al summit, richiede solidarietà e condivisione delle risorse. Il quadro, tuttavia, resta incerto: sanzioni rafforzate, nuove misure militari e la road map per la Defence Readiness 2030 sono state rinviate al vertice formale di fine ottobre. E sullo sfondo resta l’ostilità del primo ministro ungherese, Orbán, ancora contrario all’integrazione dell’Ucraina.
Un bivio per l’Europa. Il vertice di Copenaghen non ha prodotto decisioni definitive, ma ha dato la misura della sfida: unità o vulnerabilità.